
Negli ultimi due giorni abbiamo assistito al rafforzamento del processo di militarizzazione ed esternalizzazione del controllo delle frontiere nel Sahel, in base alle decisioni assunte sia nell’incontro G5 Sahel che nel Consiglio europeo tenutosi a Bruxelles.
A Parigi, il Presidente del consiglio Gentiloni ha infatti confermato la volontà di inviare una missione militare in Niger che prevede l’impegno di un contingente italiano di 470 uomini e 150 mezzi, finalizzato al controllo del territorio e dei migranti in transito. Una vera e propria barriera, questa volta nel deserto, che risponde sia a un interesse geostrategico – la presenza nello scacchiere internazionale del Sahel – sia a un interesse banalmente elettorale, strumentalizzando ancora una volta la retorica degli sbarchi 0 da rivendere nella prossima campagna.
Parallelamente il G5 (Mali, Mauritania, Burkina Faso, Ciad e Niger), che riceverà fondi da Arabia Saudita, Emirati Arabi, Europa ed USA, trasformerà il deserto del Teneré in uno scenario di guerra al Terrorismo e ai Migranti. A rafforzare l’idea che la difesa comune è ciò su cui punta l’Europa, il Consiglio tenutosi ieri ha formalizzato il progetto di coordinamento militare tra Stati Membri.
Il Parlamento Italiano, che dovrà votare sulla missione militare in Niger, si ricordi che con questa operazione l’Italia viola il protocollo di libera circolazione nello spazio CEDEAO, di cui il Niger fa parte, e che le vittime di questa operazione elettorale saranno di fatto quelle migliaia di uomini, donne e bambini che cercheranno comunque di raggiungere l’Europa e per i quali Teneré si trasformerà nell’ennesimo cimitero a cielo ap