
Arci, Camera territoriale del Lavoro di Como, Comitato referendario provinciale 2 sì per l’acqua bene comune, Coordinamento comasco per la Pace, Donne in nero e Fondazione Avvenire organizzano – nell’ambito delle iniziative per i Sì ai referendum del 12 e 13 giugno – mercoledì 25 maggio alle 21 alla Fondazione Avvenire in via Teresa Ciceri 12 a Como l’incontro Acqua in Palestina. Un caso estremo di privatizzazione dell’acqua con Cinzia Thomareizis, Comitato italiano del contratto mondiale per l’acqua. Leggi il volantino.
«Israele utilizza più dell’80 % dell’acqua della falda montana, e i palestinesi solo il 20%. Il consumo giornaliero di acqua dei palestinesi è di 70 litria persona, quello degli israeliani è di 300 litri. 450.000 coloni israeliani utilizzano una maggiore quantità d’acqua di 2.300.000 palestinesi. Nella Striscia di Gaza, il 90-95 % dell’acqua dell’unica risorsa idrica presente, la falda acquifera costiera, è contaminato e inutilizzabile per uso».Lo riporta il Rapporto di Amnesty International (ottobre 2009) sull’acqua in Israele e in Palestina. Spesso in Italia quando si parla di privatizzazione dell’acqua non si colgono i nessi tra la situazione nazionale e quella internazionale. E si dimentica che, secondo le Nazioni Unite a metà del secolo, nel bacino mediterraneo, 240 milioni di persone vivranno con meno di1.000 metricubidi acqua all’anno. L’Italia sarà al centro della situazione che si verificherà nel Mediterraneo. Per questo è utile e interessante indagare oggi quello che sta avvenendo in Medio Oriente e nell’area israelo/palestinese dove il conflitto per l’acqua non è uno dei possibili scenari, ma la realtà di oggi. La situazione è ben chiara al Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua che in collaborazione con Cevi, Rete Radiè Resh, Pax Christi, Associazione Sant’Angelo Solidale, Cospe, Gvc, Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, Assopace, Acs, AceA, Deafal e con le associazioni partner in Palestina ha deciso di organizzare la Carovana per il Diritto di accesso all’Acqua in Cisgiordania e Gaza. Il progetto ha l’obiettivo di dare visibilità alle situazioni di esclusione dal diritto di accesso all’acqua e affermare il principio che l’acqua non debba costituire uno strumento di guerra, ma possa essere veicolo di pace. [ecoinformazioni]