La piazza è una. Ma quante persone ci sono? Maurizio Landini nell’intervento finale azzecca la battuta, sbeffeggiando politicamente il decreto pericolosamente repressivo del governo Meloni: «… più di cinquanta!…»; le organizzazioni promotrici azzardano: più di centomila.
La valutazione deve necessariamente essere politica e non certo aritmetica, e quindi quel «centomila» è sicuramente giusto, e importante. Perché quelle persone valgono centomila idee.

Certo, le idee sulla pace sono diverse e – forse – non tutte propriamente convergenti, ma quell’unica piazza che conta è sicuramente avvertita di ciò: la pace si deve fare con chi ha comportamenti, pratiche, progetti, idee diverse (anzi: pericolosamente diverse e antitetiche), e ciò vale anche al proprio interno, perché se fosse tutto uguale non sarebbe pace, sarebbe quel deserto di cui da mille e mille anni parla Tacito: deserto nel mondo, deserto nelle persone, deserto nelle coscienze.
Questo non significa che quella piazza non abbia un’idea “collettiva” della pace, per cui impegnare le facce e i corpi di tutte e tutti: una pace che si sa benissimo che avrà dei costi, ma che non può pesare solo sulle persone più fragili. E quindi non può che essere una pace fatta di giustizia, priva di cedimenti alla legge del più forte (da qualsiasi punto cardinale provenga) e invece ricca di diritti per tutti e tutte. In particolare per quelle persone, spinte da guerre e disastri, che sono tuttora costrette ai margini della Fortezza Europa da criminali disposizioni governative che stracciano e insultano non solo il diritto e le leggi (quelle internazionali e quelle costituzionali repubblicane) ma anche l’intelligenza e l’umanità.

Lo dicono dal palco gli interventi, con accenti e sensibilità diverse, ma senza alcun tentennamento. Le persone ascoltano (raramente – lo confesso – ho visto una piazza così attenta ai “comizi” finali) e approvano.
In molti e molte avremmo voluto un appello più esplicito per la convocazione, ma la soddisfazione di vedere così tante persone – almeno per oggi – travalica ogni dubbio; anche i più critici hanno viaggiato, camminato e ascoltato nella convinzione che «bisogna esserci», che l’impegno per la Pace merita una rappresentazione ben diversa da quella ipocrita, sfuocata e mistificante di molti discorsi dominanti. E soprattutto, ed è il dispiacere maggiore, di molta stampa mainstream, tutta impegnata a scrutare le comparsate e gli spostamenti – sicuramente discutibili – di questo o quell’altro leader, facendo finta di non capire che quelle centomila persone non si sono mosse per rispondere a un “ordine” dall’alto, ma per esprimere un sincero bisogno interiore, e facendo ancora più finta che questa piazza di Roma (e di tutta Italia) sia paragonabile a quella di Milano, convocata per mere ragioni elettorali e disertata persino dai più stretti adepti delle posizioni belliciste.
Abbiamo visto sfilare quasi tutto il corteo, da un angolo di piazza dell’Esquilino (per far poi tutto il resto del percorso fino a piazza San Giovanni al suo interno), e abbiamo visto una gran varietà di facce, età, atteggiamenti, provenienze; non ci pare proprio di aver visto gente intruppata e – come si sarebbe detto un tempo – “cammellata”. Non era difficile riconoscere gli esiti degli impegni preparatori: centinaia di associazioni delle più diverse estrazioni, dalle più grandi e diffuse (Arci, Anpi e Acli per esempio), alle più piccole e lontane; e poi il sindacato, con una straordinaria adesione della Cgil, che ha saputo dimostrare che il suo ruolo non può essere confinato nella logica delle minute trattative…
E – tanto per non farci sconti e non bearci della bella giornata appena finita – ancora sui passi del ritorno si parlava di quello che bisogna continuare a fare: perché occuparsi di Pace significa occuparsi di Ucraina, Africa, Afghanistan, Palestina, così come di povertà, di migrazioni, così come di clima, di energia, di armi nucleari… di donne e uomini. Di ideali concreti.
Una piazza e centomila problemi. Per fortuna siamo sicuramente più di cinquanta. [Fabio Cani, ecoinformazioni]
Di seguito alcuni momenti della manifestazione di sabato 5 novembre 2022 a Roma, da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni.






